L’Albana è, insieme al Sangiovese, il vino che più rappresenta la Romagna. Prodotto dall’omonimo vitigno, coltivato nelle colline delle province di Forlì-Cesena, Ravenna, Bologna, questo vino dal colore dorato trova i suoi punti di forza in una struttura e in una morbidezza perfettamente bilanciate dalla freschezza e dai tannini, presenza davvero rara in un vino bianco.  L’Albana sa essere dolce quando vuole, ma anche intensa, generosa ed avvolgente quando è necessario. Una combinazione tutta romagnola di personalità, morbidezza e passione, che ha valso a questo vino, primo tra i bianchi in Italia, la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) nel 1987.

Non tutti sanno che…
La presenza dell’Albana in Romagna è documentata a partire dal 1495, ma il suo nome, derivante da ‘albus’, termine latino per ‘bianco’, ci riporta a un’epoca romana in cui questa veniva considerata la migliore delle uve a bacca bianca. Naturalmente non mancano altre ipotesi, che ne legano il nome ai Colli Albani, da cui provenivano i Legionari colonizzatori della Romagna o che paragonano il colore di quest’uva ai biondi capelli della figlia dell'imperatore Teodosio Galla Placidia. Ad associare l’Albana alla principessa bizantina è anche una leggenda, secondo cui la giovane, assaggiando questo vino in una ciotola di terracotta, avrebbe esclamato “Non così umilmente ti si dovrebbe bere, bensì berti in oro, per rendere omaggio alla tua soavità”. Da allora, si dice, alla corte di Ravenna si bevve Albana in preziosissime coppe dorate e che il paese dove la principessa si fermò a ristorarsi prese il nome di "Bertinoro", che ancora oggi conserva.

L’Albana oggi
Se chiedete a un vecchio romagnolo di descrivere l’Albana, vi racconterà la storia di un vino dolce, da bere a fine pasto magari inzuppandoci dentro la brazadèla, la tipica ciambella romagnola. Oggi l’Albana è molto di più: da questo difficile vitigno si produce un vino secco, di corpo, con profumi che vanno dal floreale al fruttato a seconda delle zone, ottimo da abbinare ai cappelletti ripieni di formaggio della tradizione romagnola.

L’altra tecnica che si è rivelata vincente per produrre un’Albana di prim’ordine è l’appassimento con o senza la formazione della cosiddetta “muffa nobile”, la Botrytis, che dà un caratteristico sapore al vino. Nell’Albana passito la dolcezza va a braccetto con un’acidità che invoglia al secondo e al terzo sorso, da assaporare in abbinamento a un pasticcino o a formaggi saporiti e, sempre, a una dolce compagnia.