L’Ortrugo è probabilmente uno dei tanti vitigni che erano presenti nel piacentino fin dall’epoca pre-cristiana, e di fatto è uno dei pochi ad essere arrivato fino a noi. Le gelate che hanno caratterizzato per secoli il clima delle quattro valli piacentine prima e le malattie di origine americana poi hanno  decimato le varietà presenti: l’Ortrugo è una delle poche varietà che hanno resistito. Si tratta di un vitigno bianco precoce, dal grappolo lungo e compatto di colore giallo-verdino. Particolarmente adatto a essere vinificato nelle tipologie frizzante o spumante, l’Ortrugo oggi dà origine anche a un vino fermo, particolarmente apprezzato all’estero.

Non tutti sanno che... ieri
Fino agli anni ‘70 quest’uva è stata  utilizzata quasi esclusivamente in blend con la Malvasia di Candia, e forse proprio da questa usanza deriva il nome: in dialetto piacentino “ortr ug” significa infatti “l’altra uva”. Solo a metà degli anni ’70 un produttore, Luigi Mossi, in procinto di estirpare un vecchio vigneto, decise di provare a vinificarne le uve in purezza. Fu una folgorazione tale che Mossi decise di ricavare delle barbatelle dalle vecchie piante e reimpiantarle, dando inizio al cammino che avrebbe portato nel 1984 al riconoscimento della DOC a questo vino e poi, nel 2010, alla creazione di una DOC a se stante.

L’Ortrugo oggi
L’Ortrugo è un compagno informale e schietto, che ama la compagnia e la convivialità. Il suo gusto secco, la discreta struttura e il profumo delicato ben si sposano con una merenda a base di salumi piacentini, ma si prestano anche ad accompagnare piatti dal sapore tendente al dolce come i tortelli di zucca. Nelle grandi occasioni, l’Ortrugo mostra la sua anima spumeggiante con la stessa disinvoltura con cui, servito fresco, sa esaltare il gusto di pesci e crostacei grazie a una leggera sapidità.

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